Cenni Storici
scopiazzati qua e là
Pia de’ Tolomei
“ ‘Deh, quando tu sarai tornato al mondo
e riposato de la lunga via’
seguitò il terzo spirito al secondo,
‘ricorditi di me che son la Pia.
Siena mi fe’ disfecemi Maremma:
salsi colui che
inanellata pria,
disposando, m’avea con la sua gemma.’“
Dante si trova adesso alle pendici della montagna del Purgatorio, e precisamente nel luogo dove dimorano le anime di quelli che furono per forza morti e peccatori infino a l’ultim’ora (vv. 52-53), cioè di coloro che sono morti di morte violenta e si sono pentiti dei loro peccati solo in punto di morte senza avere, quindi, la possibilità di espiarli in vita. Queste anime dovranno rimanere nel Purgatorio per tanti anni quanti sono stati gli anni della loro esistenza terrena, dopo di che potranno accedere al Paradiso Terrestre. Fra di loro Dante incontra tre personaggi, con cui si ferma a parlare: Iacopo del Cassero (nobiluomo di Fano e politico), Buonconte da Montefeltro (valoroso soldato nella famosa battaglia di Campaldino fra guelfi fiorentini e ghibellini aretini, 1289) e Pia dei Tolomei. La figura di questa donna, la cui vicenda terrena non può che suscitare pena e commozione.
Le parole di Pia sono gentili, allusive, concise; lei non si scaglia contro il suo destino né contro colui che è stato l’artefice della sua morte (il marito Nello) e non si dilunga sui particolari della sua storia, come invece fanno gli altri due spiriti con cui Dante parla (Iacopo e Buonconte).
La vicenda della Pia, ricordata anche dall’Aretino, è intrisa di verità e leggenda: questa nobildonna senese aveva (secondo alcuni) sposato in prime nozze Baldo de’ Tolomei, da cui aveva avuto due figli, Andrea e Balduccio. Rimasta vedova nel 1290, Pia si risposa con Nello dei Pannocchieschi, il quale, però, forse perché invaghito di un’altra donna (Margherita degli Aldobrandeschi), forse per punire un presunto tradimento di Pia, la fa rinchiudere nel Castello della Pietra, nella Maremma toscana, dove poi Pia sarà uccisa per volere del marito nel 1295. Alcune versioni della storia descrivono la Pia come una vittima innocente, altre raccontano invece un effettivo adulterio da lei commesso (a cui comunque Dante non fa cenno esplicitamente). In ogni caso, questa figura ha un potere suggestivo molto grande, soprattutto nei luoghi dove la sua terribile e romantica vicenda si svolse.
Castello di Pietra
Il Castello di Pietra si trova
nei pressi della strada che unisce la Statale Aurelia con Ribolla. E' un
importante sito archeologico che racchiude testimonianze che vanno dall'epoca
etrusca al XIV secolo. Nell'area del Castello sono in corso da anni diverse
campagne di scavo.
Il castello di Pietra nella contea
aldobrandesca (XII - XIII secolo)
Nel corso del XII secolo gli Aldobrandeschi riuscirono ad imporre la loro
egemonia su un vasto territorio che divenne parte integrante della loro contea.
Dalla metà del XIII secolo il controllo effettivo sul castello viene esercitato
da esponenti dei conti Pannocchieschi, col ruolo di vassalli della grande
famiglia feudale
L’affermazione signorile dei
Pannocchieschi
(XIII - XIV secolo)
La seconda metà del XIII secolo è segnata da continui contrasti tra il ramo
dei Pannocchieschi che controllava Pietra e il comune di Siena. In questa fase
si colloca l’ascesa politica di Nello di Inghiramo Pannocchieschi da Pietra, il
quale, in un periodo non precisato, avrebbe sposato Margherita Aldobrandeschi.
Nei primi decenni del Trecento i tentativi da parte dei comuni di Massa Marittima e Siena di inserire il castello di Pietra all’interno delle rispettive aree di influenza, si fanno sempre più pressanti, portando ad una progressiva diminuzione del potere pannocchiesco.
Le famiglie senesi e l’abbandono del
castello (XIV - XV secolo)
Nella seconda metà del XIV secolo si verificò una contrazione insediativa
del castello ed il suo successivo abbandono come centro di popolamento, in
concomitanza con l’affermazione di famiglie magnatizie senesi, i Tolomei e i
Malavolti.
La documentazione successiva relativa a Pietra testimonia il completo abbandono
del castello già dal 1413 ed uno sfruttamento del suo territorio incentrato sul
pascolo ovino e suino, sulla coltivazione dei locali giacimenti di allume e
vetriolo e sullo sfruttamento delle risorse idriche.
Da quando Dante fece dire a Pia
de' Tolomei quel "Disfecemi Maremma" non c'è stato cantastorie che non l'abbia
ricordata e la ricordano Pound ed Eliot, Marguerite Yourcenar le dedica un testo
drammatico. La desolazione, l'abbandono, un nero castello ancora circondato
dalle paludi puo' far nascere e nutrire una leggenda, sempre sospesa nel vuoto.
Oggi un interessante recupero archeologico lo restituisce alla vista e alla
conoscenza.
Ogni anno, nel mese di agosto, la vicenda della Pia de' Tolomei viene ricordata
a Gavorrano con il "Salto della Contessa". Una rievocazione con cortei storici,
esibizione di sbandieratori, un palio equestre, manifestazioni che fanno da
prologo alla rappresentazione teatrale che si svolge la sera.
Ponte della Pia
Lungo la strada vecchia che da Siena porta in Maremma, c’è il ponte della Pia, un vecchio e stretto ponticello in pietra che si dice portasse al castello dove la donna morì; non si può passare di là senza voltarsi e pensare al dramma di questa nobildonna senese.